Il quartiere di Sant'Antonio
Il nome dell’attuale quartiere di S. Antonio deriva dall’esistenza in tal posto di un oratorio dedicato a S. Antonio Abate e demolito nella seconda metà del XIX secolo per far posto all’edificio a quattro piani che campeggia vicino alla Rosella, a nord della statale. In alto sulla facciata una nicchia contiene la statuetta di S. Antonio posta in ricordo, per il volere del parroco di S. Martino, dell’oratorio distrutto.
La contrada di S. Antonio apparteneva al comune di S. Michele Extra fino al 1927 per passare poi sotto il comune di S. Martino B. A.. Il nucleo originario del quartiere si sviluppò attorno all’oratorio e ospedale di S. Antonio Abate già esistente nel 1370 e costruito vicino alla fossa di Campalto (Rosella), come possessione del monastero di S. Michele in Campagna. La prima costruzione si riferisce ad un posto di sosta per i pellegrini lungo la strada vicentina o un luogo di accoglienza per i poveri viandanti bisognosi di cure e di cibo.
Nel XVIII secolo attigue all’oratorio, all’epoca proprietà del nobile Carlo Rezzonico, c’erano due casette con “un campetto di terra” e un’osteria, mentre a sud della strada si trovavano alcuni edifici rurali che insieme al fienile e brolo appartenevano ai nobili Cozza. La proprietà ed i terreni aratori, che si estendevano a sud fino alla via Zeviana, insieme alla corte Cavallo, formavano la contrada di S. Antonio.
Con l’arrivo di Napoleone l’oratorio venne profanato ed utilizzato come riparo e stalla dalle truppe francesi per poi essere requisito dal demanio pubblico nel 1806, come tutti gli altri edifici monastici, abbandonato e successivamente demolito.
Il quartiere si sviluppò dopo la seconda guerra mondiale, a nord della statale, soprattutto tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso, con la costruzione di condomini e case singole o plurifamiliari e l’edificazione, tra il 1970 e 75, della chiesa di quartiere (inaugurata l’8.12.1975), delle scuole elementari e della scuola materna.